Agenti cancerogeni e valutazione del rischio

Il Testo unico per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro (DL 81/08) all’art. 234 definisce un agente cancerogeno come:

1) una sostanza o miscela che corrisponde ai criteri di classificazione come sostanza cancerogena di categoria 1A o 1B di cui all’allegato I del regolamento (CE) n. 1272/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio;

2) una sostanza, miscela o procedimento menzionati all’Allegato XLII del presente decreto, nonché sostanza o miscela liberate nel corso di un processo e menzionate nello stesso allegato.

Allo stesso articolo, la normativa introduce anche l’obbligo più importante per il datore di lavoro, ossia la valutazione del rischio. Il datore di lavoro, infatti, è tenuto ad effettuare una valutazione dell’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni, e riportarne i risultati nel documento di valutazione dei rischi (art. 236).

Tale valutazione tiene conto, in particolare, di:

  • caratteristiche delle lavorazioni, loro durata e frequenza;
  • quantitativi di agenti cancerogeni/mutageni prodotti o utilizzati;
  • loro concentrazione e capacità di penetrare nell’organismo in relazione al loro stato di aggregazione e, se allo stato solido, se in massa compatta, scaglie o forma polverulenta, e se contenuti o meno in una matrice solida che ne reduce/impedisce la fuoriuscita.

La valutazione deve tener conto anche di tutti i possibili modi di esposizione, compreso quello in cui c’è assorbimento cutaneo.

La norma ricorda come il datore di lavoro, in relazione ai risultati della valutazione, debba adottare misure preventive e protettive, ponderandole alle particolarità delle situazioni lavorative.

La letteratura scientifica pone come obiettivo, per gli agenti cancerogeni e mutageni, un livello di esposizione sicuro che deve essere pari a zero.

Per questo il primo passo, quando possibile, è sempre la sostituzione e/o riduzione (art. 235); il datore di lavoro evita/riduce l’utilizzo di un agente cancerogeno/ mutageno sul luogo di lavoro sostituendolo (ove possibile) con una sostanza/preparato/procedimento che risulta non nocivo/meno nocivo per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Se non è possibile sostituire l’agente cancerogeno o mutageno il datore di lavoro provvede affinché la produzione o l’uso dell’agente avvenga in un sistema chiuso. Se il ricorso ad un sistema chiuso non è possibile, il datore di lavoro provvede affinché il livello di esposizione dei lavoratori sia ridotto al più basso valore possibile.

Oltre alle indicazioni per il datore di lavoro citate nel Testo Unico in merito ad obbligo e modalità di valutazione del rischio per agenti cancerogeni e mutageni, occorre tener conto della collaborazione del medico competente.

Tutti i documenti di valutazione del rischio devono considerare gli “effetti sanitari ovvero della probabilità di accadimento dei danni correlati ai diversi pericoli individuati. Dunque la valutazione dei rischi deve coinvolgere il medico competente in quanto unico soggetto della prevenzione in grado di valutare gli effetti sulla salute dell’uomo”. 

Il documento ricorda anche che, spesso, i lavoratori sono soggetti a esposizioni multiple. In questi casi c’è la necessità “di valutare esposizioni a più sostanze e quindi gli effetti della combinazione della presenza di più agenti chimici cancerogeni/mutageni/pericolosi”.

La sorveglianza sanitaria, unico strumento di rilevazione degli effetti sanitari precoci, deve “essere inserita a pieno titolo nel processo di valutazione dei rischi”. 

Obiettivi della sorveglianza sanitaria:

  • valutare l’idoneità specifica al lavoro;
  • scoprire in tempo utile per un efficace intervento anomalie cliniche o precliniche (diagnosi precoce);
  • prevenire peggioramenti della salute del lavoratore (prevenzione secondaria);
  • valutare l’efficacia delle misure preventive nel luogo di lavoro;
  • rafforzare misure e comportamenti lavorativi tutelanti per sicurezza e salute.

Oltre a protocolli di sorveglianza sanitaria, indicatori biologici di esposizione e riunione periodica (art.35, D.Lgs. 81/2008), occorre tener conto dell’importanza dei registri di prevenzione (art. 243, D.Lgs. 81/2008) che:

  • sono strumento di prevenzione;
  • sono “parte di un processo per l’identificazione, la valutazione, la gestione, ai fini della tutela della salute, degli specifici rischi cancerogeni e mutageni”.

Ruolo del medico competente:

  • analizza il ciclo produttivo e le attività lavorative;
  • partecipa alla individuazione dei criteri di valutazione;
  • collabora alla esecuzione della valutazione;
  • partecipa alla analisi dei risultati della valutazione;
  • partecipa alla individuazione delle misure di prevenzione e protezione compresi i DPI;
  • partecipa alla attività di informazione e formazione e alla organizzazione del primo soccorso;
  • partecipa alla programmazione del controllo dell’esposizione. 

Il compito del medico competente “non consiste solo nella effettuare visite obbligatorie nell’interesse del lavoratore ma deve anche operare come consulente del datore di lavoro in materia sanitaria, con funzioni di consiglio e stimolo, con ruolo attivo nell’identificare rimedi: omettere la sorveglianza sanitaria o attuare errate strategie di monitoraggio vuol dire, per il medico, venir meno al proprio ruolo di consulente con responsabilità del danno alla salute derivato dall’eventuale aggravio prognostico legato al ritardo nella diagnosi” (Cassazione penale, sez. IV, 6 febbraio 2001, n. 5037).

Ad oggi il ruolo del medico competente (MC) è differente: è nominato solo dopo l’individuazione di un rischio per la salute ed è chiamato per definire un protocollo di sorveglianza sanitaria e l’effettuazione della stessa a valutazione avvenuta.

Nei sopralluoghi di controllo sulla sorveglianza sanitaria c’è la verifica della collaborazione del medico al processo di valutazione dei rischi “anche relativamente alla partecipazione alla programmazione del controllo dell’esposizione”. E “si ritengono accettabili la firma in calce al DVR e/o la redazione di specifico verbale e/o esplicito riferimento nel verbale di riunione periodica e/o nella relazione sanitaria e/o nel verbale di sopralluogo”.

Gestire i programmi di screening con la sorveglianza sanitaria digitalizzata: perché è meglio

La cartella sanitaria informatizzata è uno strumento nato per migliorare costantemente qualità ed efficienza del servizio erogato al Cliente. Il Medico Competente, utilizzando uno strumento informatizzato e completo, redige in modo rapido e puntuale la cartella sanitaria informatizzata, ottimizzando la procedura di ingresso dei dati, sia nei tempi che nel dettaglio delle informazioni.

Con la sorveglianza sanitaria digitalizzata il medico competente può gestire il programma di sorveglianza sanitaria aziendale configurando, per ogni mansione, rischi lavorativi, accertamenti previsti e loro periodicità, vaccinazioni ed eventuali adempimenti richiesti. La compilazione della visita medica costituisce la parte più onerosa del lavoro del medico competente tuttavia, grazie all’ estrema semplicità di utilizzo ed alle facilitazioni fornite in fase di compilazione, i tempi di lavoro si riducono notevolmente, soprattutto in sede di visita periodica.

Il software integrato con gli strumenti medici più utilizzati (spirometri, audiometri, etc) e offre una serie di questionari ed allegati utili alla valutazione dell’idoneità alla mansione specifica; i protocolli, inoltre, sono modificabili e personalizzabili in base alle realtà aziendali a cui si applicano

I dati sono al sicuro

Il sistema di back-up, infine,protegge ed archivia ogni dato su supporto informatico, in piena rispondenza alla nuova normativa sulla privacy, garantendo, in caso di bisogno, di produrre copia della cartella sanitaria in tempi brevissimi.

Risponde alle specifiche del D.Lgs. 81/08 ad alle disposizioni integrative e correttive introdotte dal DLgs. 3/8/2009 e dal decreto 9/7/2012 (GU n. 173 del 26/7/2012) e s.m.i.

Soddisfa quanto previsto dal DLgs. 30 giugno 2003, n. 196 ed Allegato B, poichè i dati inseriti nel programma sono protetti da username e password (con particolare riferimento alla normativa in materia di sicurezza dei dati personali).

Malattie Professionali e Sorveglianza Sanitaria

La Sorveglianza Sanitaria, in Medicina del Lavoro, è definita“valutazione periodica medico-fisiologica dei lavoratori esposti, con l’obiettivo di proteggere la salute e prevenire le malattie correlate al lavoro”.

Il Medico del Lavoro si occupa della sorveglianza sanitaria e dell’accertamento clinico, che comprende l’analisi di ogni fase del processo lavorativo (compresa la valutazione dei rischi in base alla mansione lavorativa).

Obiettivo della sorveglianza sanitaria è prevenire le malattie professionali, cioè correlate ad un’attività lavorativa e/o da essa causate. Il medico del lavoro, in primis, deve accertare un eventuale “Nesso di causalità” tra l’esposizione a determinati agenti lesivi e lo sviluppo di una patologia (escludendo cause differenti dall’ attività lavorativa svolta).

Occorre capire l’origine di una malattia e rilevare in fase preclinica le alterazioni dello stato di salute, per evitare danni invalidanti nel lavoratore esposto.

La sorveglianza sanitaria segue una metodologia finalizzata alla prevenzione: in base alla tipologia di visita medica da eseguire (preventiva, periodica, a richiesta del lavoratore, per cambio di mansione o preassuntiva) utilizza criteri differenti.

Tipologie di visite mediche:

  • Fase preassuntiva e cambio di mansione lavorativa: si verifica l’assenza di condizioni individuali per cui il lavoro specifico può risultare nocivo per il lavoratore; gli accertamenti sanitari mirano all’analisi dei principali organi ed apparati, con riguardo per quelli oggetto di esposizione. 
  • Visita periodica: si verifica il mantenimento dello stato di salute del lavoratore esposto; la periodicità dipende dalla valutazione dei rischi specifici (stabilita dal medico competente in base ai risultati di visite ed indagini eseguite).
  • Visita medica a richiesta del lavoratore: si verifica presenza/assenza di un nesso causale tra una malattia, (sofferta dal lavoratore richiedente) e la specifica attività lavorativa svolta. [Il medico competente, per parlare di malattia professionale, deve esser certo che una determinata malattia possa essere stata generata dall’ esposizione ad agenti lesivi e che, senza esposizione, il lavoratore non si sarebbe ammalato].

A tal proposito, in merito alle malattie professionali, esistono delle tabelle di riferimento (entrato in vigore il 27 settembre 2014 il nuovo elenco delle malattie professionali soggette all’obbligo di denuncia/segnalazione da parte dei medici, ai sensi dell’art. 139 del Testo unico) in cui sono raccolte ed associate, ad una particolare esposizione, tutte le malattie per le quali risulta probabile o possibile l’insorgenza a causa dell’attività lavorativa specifica. Per tali patologie sussiste già una presunzione legale di rapporto causa–effetto, ovvero del nesso di causalità, circa la loro origine lavorativa,  e  tale elenco è tassativo, a differenza delle “malattie non tabellate”, ovvero di tutte quelle malattie per le quali non è stato individuato un nesso di causalità con l’esposizione ad un determinato agente lesivo; in tal caso, non sussistendo la presunzione legale del rapporto di causa-effetto, l’onere della prova spetta al dipendente che ne faccia richiesta, ovvero spetta a lui dimostrare che la patologia sofferta sia stata causata dall’esposizione ad un determinato rischio, in occasione esclusivamente o prioritariamente dell’attività lavorativa svolta.

In questa ottica di prevenzione, è il medico del lavoro a dover redigere il piano di sorveglianza sanitaria: il protocollo deve essere redatto in modo specifico e dettagliato per ogni  Azienda,.

La malattia professionale, diversamente dall’ infortunio, è dovuta ad un’azione protratta nel tempo. La tecnica medico-legale classica per identificare una malattia professionale esige l’osservanza di un percorso valutativo riassumibile nei seguenti punti:

  • identificazione dell’agente professionale/dell’attività lavorativa ipoteticamente responsabile;
  • evidenza scientifica della capacità patogena della sostanza e dell’attività lavorativa attestata da Organismi nazionali o internazionali;
  • esposizione lavorativa accertata per tempi significativi, durata e quantità;
  • tipologia della patologia uguale a quella provocata dalla sostanza (o correlata all’ attività);
  • manifestazione della patologia dopo diversi anni di esposizione.

La malattia professionale può essere provocata sia da proprietà dannose contenute in sostanze utilizzate sia da movimenti ripetuti e non naturali a cui il corpo si adatta.

In Italia, le patologie professionali devono sottostare all’assicurazione obbligatoria presso l’INAIL che, in caso di malattia, offre al lavoratore malato varie tipologie di prestazioni previdenziali.

Caratteristica essenziale delle patologie professionali è la latenza temporale tra prima esposizione e manifestazione della malattia, compromettendo la facile attribuzione nell’ambito lavorativo e nel periodo di tempo dell’ esposizione determinante.

In base alla latenza le malattie professionali si classificano in:

  • latenza breve o brevissima: la patologia si manifesta dopo giorni/mesi e le metodiche per l’identificazione di tali malattie sono analoghe a quelle degli infortuni lavorativi;
  • latenza media: la malattia si manifesta dopo alcuni anni;
  • latenza lunga: la patologia si manifesta dopo molti anni/decenni.

Obblighi del Medico Competente

Il medico del lavoro deve denunciare la patologia, sia in caso di certezza diagnostica che di solo sospetto; il medico, inoltre, deve compilare il certificato medico di malattia professionale (che il lavoratore deve consegnare al proprio datore di lavoro entro i 15 giorni successivi dalla dichiarazione ufficiale della patologia).

Il datore di lavoro, entro 5 giorni dalla ricezione del certificato medico di malattia professionale, deve comunicare all’ Inail la denuncia di patologia professionale. Il medico competente ha, quindi, l’obbligo di denunciare la malattia professionale all’Ufficiale di Polizia Giudiziaria della ASL competente che, a sua volta, deve trasmettere il referto all’Autorità Giudiziaria.

La comunicazione della patologia professionale all’autorità competente avvia un meccanismo di prevenzione e controllo dei luoghi di lavoro per limitare di eventi accidentali e dannosi per il lavoratore.

Obbligo del medico competente è, inoltre, l’invio del primo certificato medico di malattia professionale all’ INAIL.

Le patologie per le quali è obbligatoria la denuncia sono:

  • Malattie da agenti chimici;
  • Malattie da agenti fisici;
  • Malattie da agenti biologici;
  • Malattie respiratorie;
  • Malattie della pelle;
  • Tumori professionali;
  • Malattie psichiche e psicosomatiche.

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Il software integrato con gli strumenti medici più utilizzati (spirometri, audiometri, etc) e offre una serie di questionari ed allegati utili alla valutazione dell’idoneità alla mansione specifica; i protocolli, inoltre, sono modificabili e personalizzabili in base alle realtà aziendali a cui si applicano

I dati sono al sicuro

Il sistema di back-up, infine,protegge ed archivia ogni dato su supporto informatico, in piena rispondenza alla nuova normativa sulla privacy, garantendo, in caso di bisogno, di produrre copia della cartella sanitaria in tempi brevissimi.

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“Donne Imprenditrici Digitali” Intervista ad Alessandra Bonotti, CEO Medialis srl.

In Italia sono tante le donne impreditrici digitali di successo. Il digitale, infatti, oltre a rivoluzionare la vita privata delle persone – fatta di passioni, interessi, viaggi – ha modificato soprattutto il modo di fare imprenditoria.

Alessandra Bonotti, classe ‘76 , si laurea a Pisa nel 2001 in Scienze Biologiche, e si specializza in Patologia clinica nel 2006.  Ad oggi è una giovanissima imprenditrice che punta il proprio futuro lavorativo su sfide ed opportunità che fortuna e costanza le pongono davanti. Acquisisce esperienza decennale nel campo della Medicina del Lavoro presso L’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana come assegnista di ricerca a Medicina Preventiva del Lavoro.

L’esperienza nella Medicina del Lavoro mi ha avvicinata a questa branca della medicina e insegnato ad amarla con il giusto merito. Il benessere dei lavoratori è, oggi più che mai, fondamentale. Nel 2017 mi sono avvicinata al mondo dello sviluppo informatico, acquisendo competenze specifiche nello sviluppo di software e database. Incontro avvenuto grazie all’eredità di Francesco Di Pede – spiega Alessandra- che, negli anni ’90, si era prodigato per lo sviluppo di un Gestionale per le visite di Sorveglianza Sanitaria nelle aziende di Medicina del Lavoro, affidando la qualità del suo prodotto a Medici Competenti.”

La tecnologia ha modificato e supportato processi di trasformazione, distribuzione e produzione non solo in settori già ben avviati ma anche, e soprattutto, in settori nuovi sul mercato come la comunicazione, l’informatica ed i servizi multimediali.

Si tratta di un processo evolutivo che procede spedito e coinvolge in misura crescente anche le imprenditrici, le quali stanno acquisendo un ruolo sempre più importante nel tessuto imprenditoriale e produttivo italiano.

L’Italia, infatti, ad oggi è prima in Europa per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome: nel nostro Paese le lavoratrici indipendenti sono 1,4 milioni; davanti a 1,2 milioni di donne indipendenti della Francia ed a 1,0 milioni di Germania e Spagna. Se si parla d’ imprenditoria femminile, a fine 2021 l’Italia conta1.342.703 imprese a conduzione femminile, cioè il 22,1% del totale delle imprese.

La strada della Dott.ssa Bonotti s’incrocia con coloro che oggi sono amici e soci. L’azienda di sviluppo informatico Inera accoglie il progetto di Achille Gestionale per la Medicina del Lavoro – riconoscendo le potenzialità e le unicità che lo rendono un programma gestionale tra i migliori sul mercato.

Dall’amicizia e la stima condivisa con Inera nasce, nel Giugno 2020, Medialis srl. Un progetto ambizioso e solido che vuole avvicinare il mondo del digitale alla realtà della medicina e della sanità. Un’azienda che ha il proposito di elaborare prodotti ad hoc per professionisti, studi medici ed  aziende; sviluppati e supervisionati da personale competente e che conosca da vicino le necessità del lavoro pratico della Medicina del Lavoro.

Medialis nasce dalla speranza di poter fornire ai medici strumenti digitali sempre più efficaci e all’avanguardia, in un’ottica di informatizzazione che permetta loro di dedicarsi al paziente più che all’inserimento dati”.

In questo, l’Amministrazione della Dott.ssa Bonotti fa da garante al fine ed il core dei soci, da Inera, assicura qualità e forza nella produzione informatica.

La collaborazione tra i soci Medialis è di grande ispirazione per l’azienda. Ci auguriamo di poter costruire un network per medici, collaborator e tutti i professionisti nel settore di promozione della salute. Fiducia reciproca e rispetto per le proposte di tutti rendono il nostro Team un incontro accogliente e familiare di persone ed idee rivolte al futuro

Diventare imprenditrici digitali è anche un’opportunità per valorizzare le proprie skills: è importante avere una buona idea e lavorare per renderla concreta, sempre tenendo ben presenti mercato di riferimento, target, concorrenza ed investimento iniziale. 

Sono fondamentali, infine, anche le capacità e le attitudini personali: occorre studiare per capire il funzionamento di un settore sempre in evoluzione e che richiede competenze in diverse discipline, spesso molto differenti tra loro. E, soprattutto, nella carriera di imprenditrici, serve tanta passione.

[Intervista pubblicata su “Tecnologia e Innovazione” – Maggio 2022]

Stress lavoro-correlato, sorveglianza sanitaria e prevenzione

Gli obblighi del Datore di lavoro in tema di valutazione del rischio, con il Testo Unico a tutela di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (D.Lgs. 81/2008), si sono ampliati e diversificati. Nella valutazione dei rischi, infatti, ora sono considerati anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato; ciò obbliga il datore di lavoro a considerare non solo fattori di rischio ambientali ed organizzativi ma anche condizioni dei lavoratori che possono rappresentare specifici fattori di rischio.

In questo contesto è centrale anche la funzione del medico competente aziendale, chiamato a collaborare con il datore di lavoro ed il servizio di prevenzione e protezione alla valutazione dei rischi, per programmarela sorveglianza sanitaria, attuare misure per tutelare la salute e l’integrità psico-fisica dei lavoratori, e predisporre le attività di formazione ed informazione.

Collaborazione che consiste in:

  • partecipare al team di valutazione per identificare i gruppi omogenei;
  • fornire dati di propria competenza relativi ad eventi sentinella;
  • partecipare al team di valutazione per compilare le check list;
  • applicare strumenti di valutazione approfondita del rischio;
  • contribuire ad individuare misure correttive, in particolare per i fattori organizzativi stressogeni che sono maggiormente collegati ad aspetti biologici;
  • partecipare alla gestione di casi individuali secondo le procedure stabilite dall’azienda;
  • partecipare ad iniziative aziendali di promozione della salute rispetto a patologie correlate allo stress, con particolare attenzione alle differenze di genere ed età, nell’ottica della responsabilità sociale dell’impresa”.

Tre sono i diversi piani di attività:

  • raccolta, ai fini della valutazione preliminare del rischio, di alcuni eventi sentinella (richieste di visite, segnalazioni di lamente);
  • valutazione delle condizioni di ipersuscettibilità individuale, per esprimere il giudizio di idoneità;
  • raccolta e valutazione epidemiologica di disturbi e segni clinici stress-correlati, per la valutazione approfondita del rischio”.

In merito alla prevenzione primaria, infatti, il medico competente è chiamato a contribuire sia nella fase di valutazione che nella successiva gestione del rischio, promuovendo presso il datore di lavoro le migliori pratiche valutative e gestionali secondo gli orientamenti scientifici più efficaci.

La funzione più delicata del medico competente è l’attività di sorveglianza sanitaria (art. 25 c.1 lett. b, D.Lgs. 81/2008): l’opera di prevenzione secondaria avviene con il rilevamento del disagio da lavoro e la diagnosi precoce di disturbi e patologie stress lavoro-correlato.

Disturbi e condizioni patologiche associate ad effetti dello stress sono numerosi [disturbi dell’apparato cardiovascolare (cardiopalmo, tachicardia, ipertensione arteriosa), del sistema gastroenterico (irregolarità dell’alvo, inappetenza, dimagrimento, nausea), dell’apparato muscolo-scheletrico (esaltazione della sintomatologia algica soprattutto dorso-lombare), disturbi del sonno] e vanno ricercati con la sorveglianza sanitaria periodica per individuare eventuali percorsi di approfondimento specialistico.

La sorveglianza sanitaria è obbligatoria [Art. 41-Testo Unico]:

  • nei casi previsti da normativa vigente, direttive europee ed indicazioni fornite dalla Commissione consultiva (Art. 6): “tutte le situazioni in cui il datore di lavoro, in collaborazione con le figure preposte (servizio di prevenzione e protezione e medico competente) abbia individuato la persistenza, nell’ambiente e nell’organizzazione del lavoro, di uno o più rischi residui per la salute e la sicurezza dei lavoratori e qualora gli effetti sulla salute di siffatti fattori di rischio possano essere suscettibili di (efficace) prevenzione con l’intervento sanitario del medico competente”.
  • Se il lavoratore ne fa richiesta ed il medico competente la ritiene correlata ai rischi lavorativi.

Terminata la campagna di sorveglianza sanitaria dei lavoratori, oltre all’obbligo di comunicare per iscritto i risultati anonimi collettivi e dare indicazioni per attuare misure a tutela di salute ed integrità psico-fisica dei lavoratori, occorre fare attenzione ad un ultimo aspetto: il giudizio d’idoneità alla mansione specifica.

È un atto formale, obbligatorio e deve far seguito ad ogni visita di sorveglianza sanitaria.

Alla luce delle attuali conoscenze – si legge nel documento – non appare opportuno inserire nella sorveglianza sanitaria indicatori di effetto subclinici (dosaggi ormonali) che non hanno un significato specifico. Utile invece ricorrere alla rilevazioni di disturbi o patologie stress-correlate, attraverso strumenti standardizzati di raccolta anamnestica, supportati da riscontri documentali o accertamenti clinico-strumentali”.

Se si riscontrano effetti negativi sulla salute dei lavoratori riferibili a condizioni di stress correlato all’attività lavorativa, “devono essere prioritariamente adottate misure correttive idonee a ridurre efficacemente il livello di rischio, evitando di medicalizzare gli interventi di prevenzione”.

In particolare “occorre evitare di far ricadere sul lavoratore, in termini di giudizio di idoneità, le conseguenze dell’ inadeguatezza dell’ organizzazione del lavoro”: è “l’organizzazione a non essere idonea e non il lavoratore”.

Il documento, inoltre, ricorda che esistono lavoratori ipersuscettibili al rischio stress lavoro correlato, ed indica che le condizioni di ipersuscettibilità sono “generalmente legate all’esistenza di patologie per le quali è noto che lo stress costituisce un fattore causale o aggravante”.

Disturbi e stati patologici correlabili a situazioni di stress:

  • “disturbi dell’apparato cardiocircolatorio (ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica);
  • disturbi gastrointestinali (alterazioni della funzione intestinale, ulcera peptica, pirosi, colite);
  • disturbi dell’apparato riproduttivo (alterazioni del ritmo mestruale, amenorree);
  • disturbi della sfera sessuale (impotenza, calo del desiderio);
  • disturbi dell’apparato muscoloscheletrico (mialgie, dolori muscolo tensivi);
  • disturbi dermatologici (arrossamenti, prurito, sudorazione, dermatiti, orticaria, psoriasi);
  • disturbi del sonno (insonnia, incubi notturni, spossatezza al risveglio);
  • disturbi neurologici (cefalee);
  • disturbi psicologici – sfera emotivo/affettiva e intellettiva (ansia, depressione, attacchi di panico, irritabilità, apatia, crisi di pianto, disturbi della memoria, difficoltà di concentrazione)”.

Sorveglianza Sanitaria Digitalizzata: perché è meglio

La cartella sanitaria informatizzata nasce come strumento per migliorare qualità ed efficienza del servizio erogato al Cliente. Il medico competente aziendale, utilizzando uno strumento informatizzato e completo, redige in modo rapido e puntuale la cartella sanitaria informatizzata, ottimizzando la procedura di ingresso dei dati, sia nei tempi che nel dettaglio delle informazioni.

Con la sorveglianza sanitaria digitalizzata il medico competente può gestire il programma di sorveglianza sanitaria aziendale configurando, per ogni mansione, rischi lavorativi, accertamenti previsti e loro periodicità, vaccinazioni ed eventuali adempimenti richiesti. La compilazione della visita medica costituisce la parte più onerosa del lavoro del medico competente tuttavia, grazie all’estrema semplicità di utilizzo ed alle facilitazioni fornite in fase di compilazione, i tempi di lavoro si riducono soprattutto in sede di visita periodica.

Il software, integrato con gli strumenti medici più utilizzati, offre una serie di questionari ed allegati utili alla valutazione dell’idoneità alla mansione specifica; i protocolli sono modificabili e personalizzabili in base alle realtà aziendali a cui si applicano

I dati sono al sicuro

Il sistema di backup, infine,protegge ed archivia ogni dato su supporto informatico, in piena rispondenza alla nuova normativa sulla privacy, garantendo, in caso di bisogno, di produrre copia della cartella sanitaria in tempi brevissimi.

Risponde alle specifiche del D.Lgs. 81/08 ad alle disposizioni integrative e correttive introdotte dal DLgs. 3/8/2009 e dal decreto 9/7/2012 (GU n. 173 del 26/7/2012) e s.m.i., nonché alla normativa GDPR (679/2016)

Soddisfa quanto previsto dal DLgs. 30 giugno 2003, n. 196 ed Allegato B, poichè i dati inseriti nel programma sono protetti da username e password (con particolare riferimento alla normativa in materia di sicurezza dei dati personali).

La promozione della salute nei luoghi di lavoro

La promozione della salute nei luoghi di lavoro, per anni, è rimasta un’attività secondaria per molte organizzazioni sia pubbliche che private. Negli ultimi anni, però, si è registrato un cambio di rotta motivato dalla crescente consapevolezza che una convinta e diffusa promozione della salute nei luoghi di lavoro ha effetti, nel lungo periodo, sia sul benessere del lavoratore che sulla sua produttività.

I riflessi positivi per l’organizzazione sono evidenti, a maggior ragione in un sistema produttivo caratterizzato dal significativo invecchiamento della popolazione lavorativa.  

Allora quali azioni di promozione perseguire, come organizzarle, quali stakeholder coinvolgere? Di seguito alcune utili indicazioni su come strutturare e pianificare una efficace strategia di prevenzione e promozione della salute, per raggiungere risultati positivi sia per il lavoratore che per l’azienda.

Che cos’è la promozione della salute

La promozione della salute nei luoghi di lavoro (Workplace Health Promotion) è un aspetto centrale delle politiche aziendali ed uno strumento per incrementare il benessere dei lavoratori e, di riflesso, la produttività. 

La promozione della salute sul lavoro è una strategia di prevenzione, complementare a quella della sorveglianza sanitaria, finalizzata al miglioramento della salute e della qualità della vita professionale dell’individuo. 

La promozione della salute non è una responsabilità esclusiva dei servizi sanitari, poiché riguarda fattori che sono al di fuori del controllo dei servizi sanitari stessi e dipendono invece da scelte economiche, di politica sociale e produttive.

I luoghi di lavoro rappresentano una situazione favorevole alla promozione della salute, perché sono spazi collettivi di aggregazione in cui si formano modelli culturali e comportamentali.

Uno dei presupposti della promozione della salute nei luoghi di lavoro (Workplace Health Promotion – WHP) è che la salute dei lavoratori dipenda, per buona parte, dalle loro abitudini di vita.

Un ambiente di lavoro “salutare” non è solo un ambiente in cui i fattori di rischio sono sotto controllo ma è anche una situazione in cui si promuovono comportamenti e stili di vita salutari.

Tutte le organizzazioni, pubbliche e private, hanno uno specifico interesse ad investire nella promozione della salute poiché la produttività dipende da una forza lavoro motivata e sana. Creare un ambiente positivo nel quale le persone lavorano con piacere; diminuire le assenze per malattia, riducendo così il numero di giornate lavorative perse; riuscire a mantenere in produzione un lavoratore con una malattia cronica o con disabilità; evitare i costi di inserimento e formazione legati ad una sostituzione; ridurre il contenzioso sulle malattie professionali e sulle idoneità. Tutti questi sono elementi determinanti che non possono essere trascurati.

Al centro  c’è sempre l’ambiente di lavoro:

  • Perché il lavoratore “sano” non si ammali.
  • Perché il lavoratore “malato” possa svolgere la propria attività senza peggiorare le proprie condizioni di salute.
  • Perché il luogo di lavoro contribuisca all’adozione di stili di vita salutari.

Dove interviene la Promozione della Salute

Le tematiche oggetto di iniziative di promozione della salute riguardano aspetti delle abitudini di vita delle persone che hanno effetti rilevanti sulla loro salute.

  • Disassuefazione dal fumo
  • Corretta alimentazione
  • Contrasto all’abuso di alcol
  • Lotta alle dipendenze (sostanze psicotrope, farmaci, gioco d’azzardo)
  • Attività fisica
  • Sicurezza stradale
  • Gestione dello stress
  • Invecchiamento attivo

La normativa in materia di salute e sicurezza obbliga il datore di lavoro ad adottare misure di prevenzione dei rischi lavorativi e a sottoporre a sorveglianza sanitaria i lavoratori esposti a rischi per la salute. 

Tuttavia, oggi assistiamo soprattutto ad una prevalenza di malattie correlate al lavoro che sono determinate sia dai rischi lavorativi sia dallo stile di vita delle persone. Questo aspetto, insieme all’allungamento della vita lavorativa con conseguente invecchiamento dei lavoratori, contribuisce ad aumentare il numero di lavoratori inidonei o idonei con prescrizioni/limitazioni, la cui collocazione in attività produttive può risultare problematica. Di fatto, oggi non è più sufficiente rispettare i limiti di esposizione stabiliti dalla normativa per mantenere il fenomeno delle inidoneità/idoneità con prescrizioni entro livelli compatibili con la produttività.

Le iniziative di promozione della salute vanno finalizzate anche a sostenere le capacità psicofisiche in relazione al lavoro. A tal fine, la scelta degli interventi deve seguire un approccio per problemi che individui criticità rilevanti per l’azienda e sia finalizzato al miglioramento.

Le iniziative di Promozione della Salute

Gli interventi di promozione della salute si basano su iniziative di prevenzione primaria  finalizzate a ridurre i fattori di rischio attraverso la loro eliminazione o mitigazione con interventi di carattere tecnologico, organizzativo e procedurale, vale a dire su iniziative che possiamo definire di “medicina preventiva”.

La medicina preventiva comprende azioni di diagnostica precoce ma è centrata anche sulla promozione di comportamenti salutari tesi a migliorare lo stato di salute e di benessere della persona. Le iniziative di promozione della salute possono dunque essere articolate in diversi piani:

Medicina preventiva

  • Attività di diagnostica precoce (screening)
  • Promozione di comportamenti salutari (medicina degli stili di vita e medicina antiaging)

Buone prassi

  • Adozione di buone pratiche nell’organizzazione aziendale

La medicina preventiva

L’obiettivo generale della medicina preventive è ridurre la probabilità che un soggetto si ammali, sviluppi condizioni invalidanti o muoia prematuramente.

La sorveglianza sanitaria obbligatoria per legge è rivolta alla prevenzione delle malattie da lavoro, le cosiddette “tecnopatie”, che tuttavia costituiscono solo una parte (spesso poco significativa) delle patologie che possono influire sull’idoneità al lavoro o che comunque risultano rilevanti per la salute del lavoratore.

Risulta utile offrire, su base volontaria, programmi di medicina preventiva finalizzati alla rilevazione e dunque poi alla mitigazione anche di fattori di rischio “extraprofessionali” individuali e/o alla diagnosi precoce di patologie rilevanti per genere ed età, nell’ambito delle quali si collocano anche le cosiddette “malattie ad aumentata prevalenza in gruppi di lavoratori” che possono avere un significativo impatto sulla produzione .

Se prestata nei tempi e nelle modalità dovuti, la prevenzione migliora le condizioni di salute generale e riduce i costi della sanità.

I programmi di medicina preventiva prevedono un lavoro di riduzione dei rischi professionali, che si svolge su diversi piani (tecnologico, tecnico, operativo, organizzativo), ma anche di contrasto dei fattori di rischio che derivano dagli stili di vita degli individui.

Screening per la diagnostica precoce

La medicina preventiva, oltre a lavorare sulla riduzione dei rischi per la salute, comprende anche interventi di diagnostica precoce, basati su screening diagnostici che consentono alle persone di anticipare la consapevolezza di una patologia, l’inizio delle terapie e, con queste, le probabilità di successo.

I programmi di screening devono prevedere anche una metodologia efficace per gestire il lavoratore in caso di positività ai test. Il lavoratore può affrontare tali costi con il sostegno dell’azienda, direttamente o attraverso i contributi derivanti dai programmi di welfare aziendale, ovvero dai fondi per la sanità integrativa. 

I programmi di screening devono prevedere anche una metodologia efficace per gestire il lavoratore in caso di positività ai test.

La medicina preventive tiene conto delle caratteristiche di ogni soggetto, per il quale sono messi a punto obiettivi specifici.  Questi ultimi dipendono in misura notevole dal profilo di rischio individuale, ossia dal rischio che il soggetto presenta di sviluppare una patologia in base a fattori come età, sesso, patrimonio genetico, stile di vita e ambiente fisico e sociale. I fattori che aumentano il rischio sono detti fattori di rischio.

Alcuni di questi fattori sono chiaramente al di fuori del controllo da parte del soggetto; altri, invece, possono essere modificati, riducendo potenzialmente il rischio di sviluppo di patologie. Naturalmente, una buona assistenza medica è un aspetto importante nella mitigazione del rischio.

Per quanto riguarda nello specifico gli screening, un buon programma di diagnostica precoce va impostato dopo una indagine sui fattori di rischio cui è esposta la persona e dopo aver ottimizzato il quadro degli obiettivi dello screening e delle relative priorità insieme alle risorse disponibili.

La promozione di comportamenti salutari

L’obiettivo di questo tipo di iniziative è modificare i comportamenti pericolosi per la salute sia sul posto di lavoro sia nella vita quotidiana. Tali interventi comprendono semplici campagne di informazione e sensibilizzazione così come iniziative più approfondite che coinvolgono e impegnano il soggetto e monitorano i cambiamenti ottenuti.

Quindi gli ambiti interessati possono essere:

  • Nutrizione
  • Attività fisica e sport
  • Supporto motivazionale/psicologico
  • Interventi su altri fattori di impatto
  • Attività antiaging
  • Fisioterapia e gestione della postura

 L’adozione di buone pratiche nell’organizzazione aziendale

Per ottenere risultati efficaci in ambito aziendale è necessaria una strategia integrata, guidata da una policy aziendale che individui gli obiettivi della campagna come valore condiviso con tutti gli stakeholder.

La gestione delle normali attività aziendali dovrà essere resa coerente con i contenuti del programma di promozione della salute. Ad esempio, qui di seguito sono riportati gli ambiti di attività aziendale che vanno “ripensati” nel momento in cui si decide di intraprendere un percorso di promozione della salute:

  • Politiche aziendali di responsabilità sociale.
  • Mensa e distributori di alimenti .
  • Sponsorizzazioni, squadre aziendali, bonus e premi.
  • Organizzazione degli spazi.
  • Organizzazione degli spostamenti interni all’azienda, del tempo, della mobilità.

Verifica dei risultati

Un efficace programma di promozione della salute non è basato soltanto sulla definizione di obiettivi specifici e sull’attuazione della strategia condivisa all’interno dell’organizzazione. Un tassello chiave è costituito dalla verifica dei risultati attraverso il ricorso a indicatori di performance (KPI) precedentemente stabiliti. Tra questi, a solo titolo esemplificativo, citiamo:

  • Indicatori di partecipazione
  • Indicatori di efficacia
  • Indicatori di efficacia (es. riduzione delle idoneità con limitazioni/prescrizioni e delle inidoneità).
  • Indicatori di salute (es. risultati accertamenti diagnostici).
  • Livello di soddisfazione e modifica dei comportamenti tramite rilevazione soggettiva con questionari anonimi.

I KPI creano le condizioni per una misura più realistica della campagna di promozione della salute, consentendo di individuare i fattori di debolezza e di realizzare differenti analisi comparative nel tempo. Naturalmente la definizione dei KPI è dinamica, in quanto la loro individuazione è sempre il prodotto di una strategia condivisa e di un approccio organizzativo.

Vantaggi per le aziende

I vantaggi che le campagne di promozione della salute sono in grado di apportare alla vita aziendale sono molteplici, quantificabili sia dal punto di vista economico che dal punto di vista sociale. 

Uno dei primi benefici che le aziende possono rilevare è la sensibile riduzione dell’assenteismo e un incremento nella produttività. Diverse ricerche indicano come la promozione della salute nei luoghi di lavoro consenta alle organizzazioni che intraprendono tali iniziative di ottenere un maggior coinvolgimento da parte dei propri dipendenti, con evidente ritorno economico.

Tra i vantaggi riscontrati non è da sottovalutare la riduzione delle inidoneità e delle idoneità con limitazioni/prescrizioni. Un livello più elevato di benessere psico-fisico consente ai lavoratori a rischio di essere meno soggetti a condizioni problematiche per la loro salute, con un impatto significativo per l’organizzazione nel suo complesso.

Un beneficio evidente è rappresentato dal miglioramento del clima aziendale, dalla maggiore fidelizzazione dei lavoratori e dalla riduzione della conflittualità, con riflessi non trascurabili anche sul rapporto con i clienti e i fornitori.

Un altro fattore rilevante per le aziende e i loro professionisti è rappresentato dalla migliore gestione dell’invecchiamento e dalla valorizzazione dei lavoratori esperti. La promozione della salute fornisce alle organizzazioni uno strumento concreto per “sfruttare” completamente l’incredibile potenziale rappresentato dall’esperienza.

Un’azienda che promuove e sostiene il benessere dei propri dipendenti è destinata ad attirare i professionisti migliori e a trattenere le risorse umane dotate di maggior talento

Sotto il profilo economico gli interventi di promozione della salute rientrano tra quelli che l’Inail considera ai fini della riduzione del premio annuo secondo uno schema che, a parità di sforzo economico, premia naturalmente le aziende più piccole. Lo sconto si ottiene l’anno successivo a quello in cui è stato realizzato l’intervento presentando un’istanza di riduzione (OT24) nella quale sono documentati gli interventi attuati.

Infine, una attenta politica in direzione della promozione della salute è certamente sostenuta dai vantaggi fiscali previsti per il welfare aziendale e l’utilizzo degli sgravi fiscali in questa direzione produce dei vantaggi per l’azienda senza necessariamente un aumento del budget dedicato a questa specifica attività.

Gestire i programmi di screening con la sorveglianza sanitaria digitalizzata: perché è meglio

La cartella sanitaria informatizzata è uno strumento nato per migliorare costantemente qualità ed efficienza del servizio erogato al Cliente. Il Medico Competente, utilizzando uno strumento informatizzato e completo, redige in modo rapido e puntuale la cartella sanitaria informatizzata, ottimizzando la procedura di ingresso dei dati, sia nei tempi che nel dettaglio delle informazioni.

Con la sorveglianza sanitaria digitalizzata il medico competente può gestire il programma di sorveglianza sanitaria aziendale configurando, per ogni mansione, rischi lavorativi, accertamenti previsti e loro periodicità, vaccinazioni ed eventuali adempimenti richiesti. La compilazione della visita medica costituisce la parte più onerosa del lavoro del medico competente tuttavia, grazie all’ estrema semplicità di utilizzo ed alle facilitazioni fornite in fase di compilazione,i tempi di lavoro si riducono notevolmente, soprattutto in sede di visita periodica.

Il software integrato con gli strumenti medici più utilizzati (spirometri, audiometri, etc) e offre una serie di questionari ed allegati utili alla valutazione dell’idoneità alla mansione specifica; i protocolli, inoltre, sono modificabili e personalizzabili in base alle realtà aziendali a cui si applicano

I dati sono al sicuro

Il sistema di back-up, infine,protegge ed archivia ogni dato su supporto informatico, in piena rispondenza alla nuova normativa sulla privacy, garantendo, in caso di bisogno, di produrre copia della cartella sanitaria in tempi brevissimi.

Risponde alle specifiche del D.Lgs. 81/08 ad alle disposizioni integrative e correttive introdotte dal DLgs. 3/8/2009 e dal decreto 9/7/2012 (GU n. 173 del 26/7/2012) e s.m.i.

Soddisfa quanto previsto dal DLgs. 30 giugno 2003, n. 196 ed Allegato B, poichè i dati inseriti nel programma sono protetti da username e password (con particolare riferimento alla normativa in materia di sicurezza dei dati personali).